Sono particolarmente orgoglioso di aver presentato per primo, assieme alle colleghe Bruno Bossio, Gribaudo, Schirò e La Marca, l’emendamento 1.01 alla legge di bilancio volto a ridurre al 5% l’aliquota dell’IVA per i prodotti di protezione igienico/sanitari femminili, al fine di attenuare la pressione fiscale che grava su un solo genere. Si pensi poi che in Italia l’ occupazione femminile è la più bassa in Europa dopo la Grecia e quando le donne lavorano i loro salari son ben più bassi dei loro colleghi uomini. Risolvere la questione della “tassa rossa” permette anche l’osservanza alla direttiva europea 2006/112/CE del 28 novembre 2006 che ha stabilito che “i prodotti per l’igiene femminile possono essere assoggettati alle aliquote ridotte. A quanto risulta gli assorbenti, ad esempio, sono tassati oggi con un’aliquota Iva al 22% perché sono considerati beni di lusso mentre invece i rasoi da uomo sono assolutamente un bene di prima necessità e sono gravati da un’Iva ridotta del 4 per cento, come il pane e il latte. Un maschilismo delle imposte inaccettabile.
Ma al di là della natura fiscale della proposta emendativa penso che questa sia un’occasione preziosa per lavorare in modo bipartisan affinché l’Italia non abbia più problemi con le proprie donne: ce lo raccontano ogni giorno le strumentalizzazioni praticate sul corpo delle donne, le violenze sessuali e fisiche, il senso di paura, la mancanza di un welfare destinato alle donne, alle madri sino alla messa in discussione della maternità consapevole della legge 194. E’ ora di dire basta a speculazione oscurantiste e a una misoginia tipica di un passato che abbiamo per fortuna superato.