Il dibattito in Italia sul Meccanismo Europeo di Stabilità incomincia a essere surreale, sfiorando il puro masochismo. L’accordo all’Eurogruppo del 9-10 aprile raggiunto dopo un duro negoziato ha creato nuovi strumenti del MES senza condizioni ‘austere': viene introdotta una nuova linea di credito, “la Pandemic crisis support” dove l’unica condizione è di usare il prestito, pari al 2% del PIL, per spese sanitarie dirette o indirette collegate alla crisi del Covid19. Per l’Italia si tratta di 32 miliardi di euro, erogati a tassi di favore da ripagare nel lungo, lunghissimo termine, non una somma trascurabile. Chiedo allora al M5S: per quale motivo razionale dobbiamo dire di no a prescindere?
A cosa è valso il negoziato delle ultime due settimane? Emettere BTP sarebbe molto più costoso per le casse dello Stato, mentre i fondi della BEI e SURE ci metteranno mesi ad arrivare. Accedere al MES permette inoltre alla BCE di attivare il programma OMT per l’Italia: in caso di necessità questo comporta l’acquisto illimitato sul mercato dei titoli italiani a breve scadenza (1-3 anni), una rete di salvataggio che può rivelarsi vitale. Siamo in crisi e occorre senso di responsabilità, senza cedere alla demagogia sovranista e alle tesi complottiste anti-UE: non possiamo dire no al MES a prescindere. La sola possibilità di farvi ricorso può contribuire a stabilizzare il mercato e rassicurare gli operatori, come ha dimostrato il “whatever it takes” di Mario Draghi nel 2012. Ha ragione il collega Luigi Marattin: l’uso del MES deve rimanere un'opzione percorribile.