Leggo dalla stampa nazionale che finalmente dopo mesi di tentennamenti la task-force Brexit, presieduta dall’Amb. Pietro Benassi, comincia a lavorare sui temi più caldi in caso di mancato accordo di uscita tra il Regno Unito e l’Unione Europea. Tra cui: tutela dei diritti dei cittadini italiani e inglesi in Italia, stabilità nel settore dei servizi finanziari, controlli di frontiera e dogane, protezione sanitaria e fitosanitaria, indicazioni geografiche del settore agroalimentare e altri prodotti industriali, sull’assistenza e l’informazione alle imprese. A meno di cinquanta giorni dal 29 marzo prossimo, data in cui a meno di rinvio è ancora prevista l’uscita della Gran Bretagna, bisogna passare dalle parole ai fatti e, meglio tardi che mai, coinvolgere in questo il Parlamento Italiano in cui le indicazioni precise per affrontare un processo storico-politico inedito come la Brexit non mancano.
Il Belgio ha già adeguato il proprio assetto normativo con una legge ad hoc, la Germania ne ha discusso al Bundestag e ha da tempo provveduto, la Francia ha perfino istituito un fondo da 50 milioni di euro per affrontare l’emergenza. Infine mi auguro si pensi a far votare alle imminenti elezioni europee nei consolati italiani i 700.000 e più connazionali residenti nel Regno Unito. Lo ho proposto in più occasioni.