Bene risposta del MEF a mia interrogazione. Status fiscale AIRE non cambia se si soggiorna in Italia più di 183 giorni a causa del COVID19.

E’ molto positiva e assolutamente di buon senso la posizione del Ministero dell'Economia e delle Finanze, espressa proprio in occasione della risposta in VI Commissione Finanze all’interrogazione presentata assieme al collega Cosimo Ferri, circa lo status di residenza fiscale dei cittadini italiani residenti all'estero trattenuti in Italia a causa dell'emergenza da COVID-19. E’ noto che nella norma generale periodi di permanenza superiori ai 183 giorni in Italia incidano sulla residenza fiscale del cittadino iscritto all’AIRE. Va anche considerato che la sola iscrizione all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero non è condizione sufficiente per non essere tenuto ad assolvere agli obblighi fiscali in Italia. Vi sono poi altri parametri, quali il domicilio, l’abitazione permanente, il centro degli interessi vitali, il domicilio ed altri. E sempre considerando le regole e i trattati bilaterali contro la doppia imposizione fiscale – nello stato fonte del reddito e nello stato di residenza – sottoscritti dall’Italia. Il nostro Paese, anche tenendo in considerazione le raccomandazioni dell’OCSE, si è dichiarato favorevole viste le condizioni eccezionali dovute al COVID19, a considerare “normali” anche periodi di residenza in Italia superiori ai 183 giorni in Italia per cause legate alla pandemia, anche per “neutralizzare” gli eventuali contenziosi con le Amministrazioni finanziarie interne ed estere.

Di più, ha poi provveduto, in un’ottica di collaborazione fiscale amichevole tra stati, tra giugno e luglio di quest'anno a sottoscrivere degli accordi interpretativi con Francia, Svizzera ed Austria per evitare doppie imposizioni fiscali in ragioni proprio degli obblighi di confinamento o ristretta mobilità dei nostri connazionali, ad esempio per i frontalieri. E infine nella risposta si assicura anche che, proprio per la gravità della situazione epidemiologica, di concerto con le Convenzioni in essere con gli altri Stati l’Italia cercherà sempre di considerare per l’anno 2020 e fino alla fine dell’emergenza procedure di composizione amichevole delle controversie fiscali tra stati e i loro cittadini. Davvero una buona notizia.