Esiste il fondato rischio per gli italiani all'estero del mancato esercizio di uno dei diritti fondamentali garantiti dalla nostra Costituzione: quello di votare e al tempo stesso di essere coerentemente e tempestivamente informati sulle ragioni del “sì” o del “no” in occasione della prossima consultazione referendaria del 20 e 21 settembre 2020. Occorre poi considerare che sono quasi sei milioni i connazionali iscritti all’AIRE e le aperture a singhiozzo di numerosi consolati potrebbero non far arrivare a destinazione il “plico” del materiale elettorale entro i termini di legge né permettere un’ordinata espressione di voto.
Sussiste, altresì, anche il probabile pericolo di contagio nei prevedibili assembramenti alle operazioni di scrutinio. La questione critica del voto postale è infine evidente: soprattutto in Paesi popolosi come, ad esempio, Stati Uniti e Brasile esso è reso particolarmente difficile dalla situazione della pandemia Covid19. Per queste ragioni i deputati eletti all'estero Ungaro, Caré, Fusacchia, La Marca, Nissoli, Schirò, Siragusa con un ordine del giorno al decreto sul rinnovo dell'emergenza sanitaria hanno impegnato il Governo a considerare la complessa situazione del voto degli italiani all'estero, valutando al contempo di adottare tutte le iniziative utili a garantire, per il tempo rimanente prima delle consultazioni, il regolare svolgimento delle operazioni di voto anche nei Paesi maggiormente colpiti dal Coronavirus e il relativo scrutinio.