Come ho appena detto in Aula alla Camera il “DL Brexit” proposto dal Governo Conte, che mette in campo alcune misure finanziarie e in materia di cittadinanza e tutela della salute per i cittadini italiani e del Regno in caso di mancato accordo di uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europa, è solo un punto di inizio. Per gli oltre 700.000 italiani in Gran Bretagna e gli oltre 60.000 britannici in Italia si deve fare di più sin dai prossimi provvedimenti in esame. Penso ad esempio alla riapertura immediata del consolato italiano nell'importante città di Manchester o alla chiamata diretta in Italia di personale italiano di area medico-sanitaria impiegato in UK, ma anche alla riduzione dei tempi per l’acquisizione della cittadinanza per matrimonio e all'abbassamento dei requisiti linguistici previsti dal Decreto Salvini, o alla piena convertibilità dei contributi versati dai cittadini italiani nei fondi pensione privati del Regno Unito.
Infine mi auguro che l’Italia supporti a livello comunitario il cosiddetto “ring-fencing”, ovvero che le parti, Unione Europea-Gran Bretagna, raggiungano al più presto un impegno vincolante congiunto per adottare in qualsiasi caso la parte seconda del predetto Accordo di recesso quella parte che tratta dei diritti dei cittadini, e garantirne l’attuazione con un accordo internazionale a sé stante prima che il Regno Unito esca dall'Unione Europea.