Spiace che la prima pagina del Fatto Quotidiano, per meri fini elettorali a favore del SI, riporti notizie false e tendenziose sugli eletti all’estero. Attaccando i parlamentari eletti all'estero Il Fatto Quotidiano conduce una scandalosa campagna di denigrazione della rappresentanza di milioni di cittadini italiani che vivono fuori dai nostri confini. Personalmente sono presente quasi 9 volte su 10 dieci in Aula e in Commissione e le mie assenze sono dovute a incontri di lavoro istituzionale necessari per seguire un collegio elettorale grande come tutta l’Europa. La mia piena solidarietà ai colleghi eletti all'estero citati in un articolo demagogico che racconta solo una parte della realtà.
Le assenze dei colleghi sono da imputare al lockdown COVID19 previsto dalle norme dei relativi paesi di provenienza e a problemi di salute di alcuni colleghi che non cito per ovvie questioni di privacy. Come mai il Fatto non parla della fragilità di una riforma costituzionale che taglia la democrazia, per il costo pro capite di un caffè al bar, rende ancora meno contendibili le cariche elettive – un principio cardine della democrazie liberali – e non risolve la questione del bicameralismo perfetto ? Si attacca una minoranza già sotto rappresentata come quella degli italiani all'estero - già oggi rappresentati quattro volte di meno dei loro concittadini che vivono in Italia) - che spesso per assenza di opportunità in Italia sono stati costretti a emigrare, ma che ha tutto il diritto di far sentire la propria voce nella nostra democrazia, specie se si vogliono creare le condizioni per rendere l'Italia una meta di arrivo e non solo di partenza. Quella del Fatto Quotidiano è, lo dico con rispetto dei suoi collaboratori, una brutta pagina di giornalismo. Per questo invito il Fatto Quotidiano ha pubblicare articoli che raccontano tutta la realtà e non solo una parte e invito tutti a votare NO al referendum costituzionale del 20 e 21 settembre.
Qui la mia lettera di risposta all'articolo de Il Fatto Quotidiano dell'11 settembre scorso.
Gentile Giol Carmen,
In merito all’articolo da lei scritto vorrei ricordarle la storia della nostra emigrazione e farle alcune riflessioni. Innanzitutto, non si può fare di tutta l’erba un fascio: la maggior parte degli italiani residenti all'estero sono nati in Italia e successivamente sono emigrati, spesso vivendola come una scelta obbligata per via dei problemi legati all'inserimento nel mondo del lavoro italiano che tutti noi ben conosciamo. Secondo punto, i problemi che lei espone devono essere risolti con una riforma della cittadinanza (per esempio mettere un limite a quante generazioni indietro si può risalire per fare domanda, un punto che io condivido in toto, personalmente penso 2 o al massimo 3 generazioni) non con un taglio della rappresentanza degli italiani all'estero, sono due temi totalmente diversi! Ritengo alquanto grottesco proporre di eliminare il diritto di rappresentanza di tutti gli italiani all’estero perché alcuni hanno ottenuto la cittadinanza senza avere un vero legame con l'Italia: è come chiudere i negozi perché alcuni commercianti pagano il pizzo o amputare un piede per via di una verruca. Per ultima cosa le vorrei ricordare il contesto in cui si introdusse la legge per la circoscrizione estero nel 2001: è vero che venne proposta dal ministro Tremagli ma venne approvata in via bipartisan da destra e sinistra! La legge serve per dare una voce autonoma nel Parlamento agli italiani all'estero come era stato proposto da eminenti membri dell'antifascismo italiano in svizzera come Schiavetti e Piemontesi, due dei nostri padri costituenti. Ogni anno decine di migliaia di italiani, spesso giovani e spesso laureati, lasciano l’Italia. Forse converrebbe al paese ascoltare cosa hanno da dire per cercare di renderlo più attraente e per farlo diventare una meta e non solo un luogo da cui si vuole scappare.
Cordialmente,
On. Massimo Ungaro
Circoscrizione Estero - Europa