I costi per aprire un conto corrente per un italiano non residente in Italia non sono purtroppo uguali a quelli che bisogna sostenere per aprire un conto corrente per i residenti. Si sostiene che questo valga per via delle commissioni più alte e dei maggiori controlli fiscali che questa tipologia di conti correnti richiede anche se si ha la cittadinanza italiana e si è regolarmente iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero. Per gli italiani all’estero vige infatti l'obbligo, proprio per effetto del recepimento della normativa comunitaria antiriciclaggio in vigore dal febbraio 2015, di chiudere il conto corrente italiano e trasferire tutte le somme depositate in un conto dedicato sempre presso una banca regolarmente operante in Italia.
Purtroppo la predetta tipologia di rapporto bancario è molto costosa e con pesanti limitazioni di operatività: ad esempio non è concesso il servizio di banca telematica così come sono interdetti altri strumenti di pagamento elettronico e.g. quello della carta di credito. Mediamente secondo fonti ABI il costo annuo si aggira ai quattro o cinquecento euro. Per queste ragioni ho chiesto al Ministro Gualteri, per tramite di un’interrogazione alla Commissione Finanze della Camera, se si possano prevedere per quanto di competenza condizioni migliori e meno onerose per gli italiani all'estero, pur considerando legittime e assolutamente giuste le normative stringenti contro le frodi valutarie e fiscali. Si tratta evidentemente di una discriminazione verso una parte di connazionali che spesso per necessità emigra e che, anche per tutelarsi da svalutazioni valutarie o costi di cambio, decide di mantenere i propri risparmi in Italia e magari pagare un mutuo per pagare una casa già acquistata nella Madrepatria.