La legge Finanziaria 2019 ha portato più tasse e meno crescita. Si chieda conto a chi la scrisse.

I dati ISTAT di stamani mostrano un rallentamento dell'economia nel 2019: il PIL cresce solo dello 0,3%, collocandoci tra gli ultimi in Europa. La pressione fiscale dopo anni di discesa torna a salire, dal 41,9% del 2018 al 42,4% del PIL nel 2019. Insomma, più tasse e meno crescita, non proprio quello che avevano promesso chi quella legge la scrisse della finanziaria 2019.

Se non fosse per la crescita delle esportazioni, merito delle nostre aziende che sanno competere sui mercati esteri e dell'euro debole - e quindi delle politiche espansive della BCE - ci sarebbe davvero da piangere guardando all'ulteriore rallentamento dei consumi e della spesa delle famiglie (la domanda nazionale al netto delle scorte rallenta dal +1,1% nel 2018 al +0,4% nel 2019), in barba alle promesse di chi propose il reddito di cittadinanza e Quota 100, quest'ultima smentita ulteriormente dai dati che mostrano che non esiste nessuna 'staffetta generazionale', nessun collegamento tra il numero di chi va in pensionamento anticipato e il numero di giovani assunti. Per rilanciare la domanda interna occorre abbassare la pressione fiscale, per rilanciare la crescita servono investimenti, a partire dalle infrastrutture.

 

In Italia ci sono 120 miliardi di euro di investimenti infrastrutturali stanziati ma fermi. Sblocchiamoli con strutture commissariali e modifiche alla disciplina dei ricorsi come proposto nel piano 'Italia Shock', per rilanciare l'economia e rispondere all'imminente recessione, che l'epidemia da Coronavirus, l'incertezza commerciale della Brexit e il rallentamento industriale globale stanno portando nel nostro Paese.