Misura "Resto al Sud" promossa dal Governo Renzi bloccata da burocrazia e banche. Interrogazione al MEF.

IL D.L. 91/2017 su Mezzogiorno, promosso dall'allora Governo guidato da Matteo Renzi, istituì l'importante misura fiscale "Resto al Sud", ovvero l'agevolazione che sostiene la nascita di nuove imprese e attività libero professionali da parte di coloro che hanno meno di 55 anni nelle Regioni del Meridione e nelle aree del centro sismico del Centro-Italia. Originariamente ideata per imprenditori under 35, la legge di bilancio del 2019 elevò il limite massimo a 45 anni, poi ulteriormente innalzata nel 2021 con l'ultima legge di bilancio. Questo sostegno finanziario copre fino al 100% delle spese con un massimo di 50 mila euro per ogni richiedente, che può arrivare fino a 200 mila euro nel caso di società composte da 4 soci. I fondi ancora disponibili ammontano a oltre 1 miliardo di euro. Le attività finanziabili interessano le attività produttive in industria, artigianato, trasformazione dei prodotti agricoli, pesca e acquacoltura, fornitura di servizi alle imprese e alle persone; attività libero professionali. Filiere importanti per l'economia del Sud.

L'iter di applicazione risulta, infatti, molto veloce nella fase iniziale ma pare bloccarsi all'atto dell'erogazione creditizia. Infatti spesso le banche impiegano oltre 5 mesi per erogare effettivamente il finanziamento. Tale situazione si è poi aggravata con la pandemia COVID19. Di conseguenza il proponente, non riuscendo ad ottenere in tempi brevi il finanziamento, è costretto a subire i costi fissi dell'attività. Infine, gli istituti di credito hanno limiti territoriali di competenza, per cui i proponenti di un Comune teoricamente non potrebbero rivolgersi alla filiale di un altro Comune. Per questa ragione, proprio perché la "Resto al Sud" non può essere resa inefficace da lentezze e burocrazia, ho chiesto al Ministro Franco con un'interrogazione urgente in Commissione Finanze quali misure voglia mettere in campo per risolvere le questioni sollevate.