Tra poche ore Regno Unito definitivamente fuori da UE ma con un buon accordo di vicinato. Ora avanti verso gli Stati Uniti d’Europa con chi ci crede.

L'accordo sulla relazione futura tra l'Unione Europea e il Regno Unito, il Trade and Cooperation Agreement, ratificato ieri dalla Camera dei Comuni, mette la parola fine a una saga di oltre 4 anni e mezzo che ha cambiato per sempre la vita a milioni di cittadini britannici ed europei residenti nel Regno Unito, tra cui anche la mia. Finisce la libera circolazione dei cittadini: da domani sarà molto più difficile se non impossibile per centinaia di migliaia di giovani italiani trasferirsi nel Regno Unito per imparare la lingua mantenendosi con lavori manuali. Giusto aver trattato sino all'ultimo minuto per evitare il no deal, in questa maniera l'Italia mantiene così intatto l'accesso al suo secondo mercato per saldi attivi (un surplus di oltre 22 mld di euro). Londra mantiene l’accesso ai programmi di ricerca europei, ottiene l'esclusione della Corte Ue nelle dispute con Bruxelles sugli aiuti di stato - ma non per le questioni commerciali dell'Irlanda del Nord - cede sui diritti di pesca e lascia il programma Erasmus, una scelta sbagliata e ideologica fatta soprattutto sulle spalle dei giovani britannici.

Bene l’accordo in tema di patenti, visti e assicurazione sanitaria, un peccato invece la fine del riconoscimento automatico delle qualifiche professionali. Tutto sommato un buon accordo, anche se non potrà mai sostituire i vantaggi di una completa adesione all’UE, come è giusto che sia. Ma in un mondo multipolare caratterizzato dalla rapida ascesa di dittature, è fondamentale mantenere un forte legame tra paesi liberi e democratici e per questo saluto con favore le concessioni che entrambe le parti hanno fatto nelle ultime settimane per arrivare all’accordo. Al Regno Unito buona fortuna e arrivederci, senza rancore. Adesso invece avanti tutta nella costruzione degli Stati Uniti d’Europa con chi rimane e crede davvero nel progetto.