Agli uccelli del malaugurio come l’On. Claudio Borghi vorrei ricordare che il problema del debito non si risolve né con il default né cancellandolo come per magia, ma con la crescita, con l'impegno quotidiano di imprese, lavoratori e professionisti, come ha sempre fatto il nostro paese. Basta con pregiudizi ideologici in tema di riforma del MES. Ricordo che l'introduzione di clausole di azione collettiva (CAC) sono uno strumento per facilitare la ristrutturazione del debito in caso di crisi, non aumentano le probabilità di ristrutturazione del debito, già esistono nei contratti del debito pubblico italiano dal 2013 e sono attivabili solo dallo Stato emittente. Le CAC sono uno strumento a favore della sovranità di ogni stato membro, non contro, come dimostra l'esempio della Grecia il cui Parlamento ha deciso di introdurle in via retroattiva per venire a capo della sua terribile crisi.
La nuova ECCL, la linea di credito a condizioni rafforzate del MES, non comporterà automaticamente condizioni draconiane, come tra l'altro dimostra la linea esistente del MES per spese sanitarie che sebbene sia una linea ECCL pone condizioni estremamente leggere. La valutazione della sostenibilità del debito di ogni paese spetterà congiuntamente al MES, e quindi ai Ministri delle Finanze di ogni paese, e alla Commissione Europea, organo politico e democratico. Per l’Italia è fondamentale attuare l'Unione Bancaria, il Fondo di risoluzione unico e un'assicurazione europea sui depositi bancari (EDIS) per rompere una volta per tutte il circolo vizioso tra debito sovrano e sistema bancario. L'Eurozona è ancora in mezzo al guado, la moneta unica insieme alla piena convertibilità dei flussi di capitale senza l'Unione Bancaria rischiano di amplificare le crisi invece di attenuarle, serve agire con urgenza su questo fronte. Per questo motivo applaudiamo il lavoro del governo e del Ministro Gualtieri di proporre e ottenere in Europa la logica di pacchetto, di legare la riforma del MES all’introduzione del Fondo di risoluzione unico e l’EDIS. Con la forte contrazione del volume di NPL l’Italia in questi anni ha fatto molto sul fronte della riduzione dei rischi e si presenta con maggiore credibilità al tavolo negoziale.