Perché mi sono candidato

Interpreto l’impegno politico come un servizio civile per la propria comunità, il proprio paese. La mia candidatura sarà indissolubilmente associata alla questione giovanile del nostro paese, quella Generazione Esodo che ogni anno lascia l’Italia. A Londra è molto visibile, con l’arrivo di oltre 2 mila ragazze e ragazzi ogni mese: quella è la mia generazione, è la storia di molti di noi. Chi per scelta, chi per necessità, siamo in centinaia di migliaia a non considerare più il nostro paese come il luogo in cui realizzare le nostre aspirazioni, per assenza di opportunità, lavoro, meritocrazia. Sono oltre 2.4milioni i ragazzi tra i 18 e i 24 anni che non stanno né studiando né lavorando, una bomba sociale per gli anni a venire. Mi sono occupato di questi temi nel circolo PD Londra, animando il gruppo economia nel 2015 e adoperandomi per far adottare dal Circolo proposte come  la lotta agli stages non retribuiti – vero veicolo di immobilismo sociale – e l’introduzione del salario minimo in Italia per combattere il fenomeno dei working poors. A primavera del 2017 sono stato eletto nel direttivo dell’associazione politica giovanile Futuredem con la delega all’economia e alle politiche per il lavoro. Anche lì mi sono occupato di questi temi, presentando delle proposte alla Camera nel Giugno 2017 per l’introduzione di nuovi ammortizzatori sociali e nuove tutele per i lavoratori dell’economia collaborativa.

Ridare dignità e opportunità ai giovani italiani sarà il tema principale della mia campagna. Credo sia fondamentale attuare un taglio strutturale del cuneo fiscale sul lavoro stabile per i lavoratori e per le aziende, per permettere ai giovani di stabilizzarsi e alla nostra economia di diventare più competitiva. Dobbiamo migliorare le politiche attive per il lavoro e garantire la formazione continua dei lavoratori. Dobbiamo investire molte più risorse in ricerca, università e diritto allo studio per affrontare il recente crollo delle immatricolazioni (con l’8% del PIL siamo il paese europeo che investe di meno sull’istruzione, dopo l’Ungheria). Il tema delle pari opportunità rimane essenziale, sia per motivi culturali che economici, dato che il nostro paese ha la più bassa occupazione femminile di tutta l’Europa insieme alla Grecia. Con il ritorno della crescita dobbiamo tornare a pensare alla giustizia inter-generazionale e ridurre il debito pubblico, uno dei fardelli alla base del conflitto generazionale odierno. Occorre una visione per favorire una crescita sostenibile nel lungo termine favorendo gli investimenti, anche dall’estero, e in questo senso servono delle riforme strutturali come quella della giustizia civile, del sistema bancario e della rappresentanza. La lotta al crimine organizzato e all’evasione, la tutela del nostro patrimonio ambientale e il tema dei diritti della persona sono dei temi che mi stanno a cuore e sui quali mi sono interessato in questi ultimi anni attraverso le iniziative del PD.

 

Oltre agli italiani in Italia, bisogna pensare anche agli Italiani all’estero. Le risorse per i servizi consolari, specie nel Regno Unito, sono assolutamente insufficienti: è inaccettabile aspettare mesi per rinnovare un passaporto. E’ necessaria anche una seria riforma dell’AIRE e delle modalità del voto degli italiani all’estero. Le comunità italiane all’estero sono delle antenne formidabili per la promozione della cultura italiana ed europea nel mondo e costituiscono anche un importante volano per la nostra economia. In questo senso devono essere valorizzate con una visione strategica e investimenti adeguati: per ogni euro alle camere di commercio nel mondo, un euro per lingua e cultura. Soprattutto, in questo momento storico, gli italiani nel mondo possono favorire il rinnovamento del nostro paese con ‘l’importazione’ di ‘geni positivi’ dall’estero. Pensate a quante volte nella storia d’Italia il contributo degli italiani all’estero è stato decisivo. Non solo sul fronte tecnologico o economico, ma anche culturale. La scorsa legislatura è stata epocale in termini di diritti civili, ma resta molto da fare, come per esempio la questione femminile e la pink tax: siamo uno dei pochi paesi dell’OECD dove gli assorbenti sono ancora tassati come bene di consumo e non di necessità. Le donne italiane sono pagate meno ma si confrontano con prezzi più elevati per tutta una serie di beni essenziali. Qui gli italiani all’estero possono svolgere un ruolo fondamentale e in questo senso bisogna facilitare il rientro in Italia, sia con sgravi fiscali o con fondi per la ricerca, potenziando iniziative come Controesodo e PRIME.