Boris Johnson non ce l'ha fatta. Alla fine ha dovuto cedere alla "great resignation" dei suoi ministri e dichiarare che è pronto a farsi da parte e annunciare le proprie dimissioni. Dopo tre anni lascerà il 10 di Downing Street e l'incarico di leader del Partito Conservatore.
Gli scandali sono stati più forti della sua tenacia e della sua arroganza nel rimanere Primo Ministro nonostante il suo Gabinetto perdesse acqua da tutte le parti.
L'era politica di BoJo sembra finalmente volgere al termine. Eletto con la promessa "Get Brexit done", lascia un Regno Unito in pessimi rapporti con l’UE e con una grave crisi del caro-vita. Un paese che sta imparando a proprie spese che le promesse di maggiore ricchezza e sovranità erano, appunto, solo vuota propaganda.
Con Johnson se ne va il terzo premier conservatore in 6 anni, speriamo solo che il prossimo non sia peggiore, come è stato finora, da Cameron a May, da May a Johnson. Una cosa però è certa: il populismo ha le gambe corte, lo abbiamo visto con Conte in Italia e ora con Bojo in UK.