Da una nuova edilizia legata alla qualità, al recupero, all'efficienza energetica e alla sicurezza antisismica può venire una spinta al rilancio dell’economia interna insieme a una riduzione dei consumi energetici e dell’inquinamento delle nostre città. E questo deve valere anche per i proprietari italiani residenti all’estero. Infatti per quanto riguarda la riqualificazione energetica la normativa in vigore stabilisce che i soggetti che nell'anno precedente a quello di sostenimento delle spese sono possessori di redditi esclusi dalla imposizione ai fini dell’IRPEF - e cioè quelli che rientrano nella no tax area o sono incapienti, e che per questi motivi non subiscono una imposizione fiscale possono cedere il credito e girare quindi le detrazioni fiscali a privati o ditte esecutrici dei lavori, rivenditori dei materiali, intermediari finanziari, istituti di credito “a titolo di totale o parziale pagamento delle prestazioni fruite o in forma di abbattimento totale o parziale di mutui e finanziamenti”.
Sono migliaia i cittadini italiani residenti all’estero e proprietari di immobili in Italia i quali producono reddito in Italia ma sono esentasse in virtù di una convenzione contro le doppie imposizioni fiscali, o per altri motivi, e che possono potenzialmente beneficiare delle detrazioni fiscali, tramite la cessione del credito, per eventuali lavori di riqualificazione energetica effettuati nelle loro unità immobiliari ed edifici residenziali ma, ad oggi, non si conosce se effettivamente chi risiede all’estero possa beneficiare dell’eco-bonus e della cessione del credito. Per queste ragioni, assieme alla collega Schirò, ho presentato un’interrogazione al Ministro Tria per arrivare ad una chiara interpretazione normativa.