Ieri alla Camera è iniziata la discussione generale sul progetto di legge ‘Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita’ che ha lo scopo di legalizzare l’eutanasia nel nostro paese.
Vi confesso che provo una certa difficoltà a scrivere su questo tema, non per mancanza di opinioni ma perchè riguarda casi di persone che vivono uno stato di sofferenza estrema difficili da concepire e anche solo immaginare. Si tratta forse del tema, quello della morte volontaria, eticamente più sensibile, forse il tema etico per definizione, altamente divisivo, specie in un paese come il nostro.
La legge riprende gli elementi essenziali della sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale. ‘La proposta disciplina la facoltà della persona affetta da una patologia irreversibile e con prognosi infausta o da una condizione clinica irreversibile di richiedere assistenza medica, al fine di porre fine volontariamente e autonomamente alla propria vita’’. ‘’Può fare richiesta di morte volontaria medicalmente assistita la persona che, al momento della richiesta, abbia raggiunto la maggiore età, sia capace di intendere e di volere e di prendere decisioni libere, attuali e consapevoli, adeguatamente informata, e che sia stata previamente coinvolta in un percorso di cure palliative al fine di alleviare il suo stato di sofferenza e le abbia esplicitamente rifiutate’’.
Sono assolutamente convinto che la vita sia un dono meraviglioso e per tanti versi inspiegabile. Sono altrettanto convinto che la dignità umana trova uno dei suoi massimi momenti di espressione nella scelta libera e autonoma della persona. È difficile avere delle convinzioni granitiche su un tema come questo, ma credo che l’autodeterminazione individuale rimanga la via maestra per l’emancipazione della persona e l’affermazione della propria libertà, anche nei momenti più difficili e bui, forse soprattutto in quei momenti. Tenendo fermo questo principio come bussola, e per quanto io personalmente non possa nemmeno concepire come si possa preferire la morte alla vita, credo che sia alquanto crudele rifiutare la richiesta di dignità da parte di persone affette da malattie inguaribili, magari tenute in vita artificialmente, che vivono una situazione di sofferenza intollerabile e che chiedono di poter determinare autonomamente il proprio destino. E invece la nostra società, oggi, forse per salvaguardare la propria coscienza, dice loro di no, forzandole a convivere con questa sofferenza, lasciando per chi può come unica via il suicidio e per chi non può nemmeno quello.
Ecco, non possiamo scegliere come nascere ma forse scegliere come morire è un diritto che dobbiamo poter dare a chi prova sofferenze fisiche e psicologiche indicibili senza nessuna speranza di guarigione ma capace di intendere e di volere. Tralasciando i controargomenti di natura religiosa, altri ne hanno avanzati di natura antropologica. Per lo scrittore conservatore Michel Houellebecq, che da anni critica aspramente il liberalismo cosmopolita del mondo occidentale con le argute provocazioni neo-reazionarie contenute nei suoi romanzi, la battaglia contro l'eutanasia non è solo una battaglia per salvare «l'onore di una civiltà» ma anche «una questione di vita o di morte»: «Dovrò essere molto esplicito: quando un Paese, una società, una civiltà arriva a legalizzare l'eutanasia, perde ai miei occhi ogni diritto al rispetto. Diventa allora non solo legittimo, ma auspicabile distruggerlo; in modo che qualcos'altro un altro Paese, un'altra società, un'altra civiltà abbia la possibilità di nascere». A parte il fatto che l’accettazione della morte volontaria è stata una pratica sdoganata e socialmente accettata nel tempo da diverse civiltà umane, dagli stoici come Seneca fino alle tribú eschimesi, sono in totale disaccordo con Houellebecq, che chiaramente non sa cosa significhi la vera sofferenza fisica (che secondo lui si può gestire facilmente con indeterminate quantità di morfina e un numero non specificato di sessioni di ipnosi). Mi sembra paradossale lasciare la libertà all’individuo su come condurre la propria vita ma non su come interromperla, mi sembra un diritto incompiuto, come se si potesse prescindere totalmente dalle condizioni in cui si vive.
Credo che mai nella storia un uomo abbia deciso di privarsi della propria vita a cuor leggero tale è l’orrore per la morte di ogni essere umano. Se l’istinto di sopravvivenza è naturale in ogni essere vivente, il desiderio di porre fine alla propria fine dimostra quanto sia innaturale la condizione in cui quell’essere sia finito. Ma soprattutto, come già scriveva David Hume ben prima della rivoluzione francese, a prendere questa decisione può solo essere l’individuo, né il suo medico, né la sua famiglia, né tantomeno la societá o Houellebecq. Per quanto sia un tema doloroso dobbiamo essere razionali. Chi non soffre di malattie debilitanti può interrompere la propria vita ricorrendo al suicidio, chi invece è immobilizzato su un letto, lo può fare solo attraverso l’aiuto di qualcun altro. Legalizzare l’eutanasia mi sembra sotto questo aspetto una fondamentale questione di uguaglianza e pari opportunità, per quanto sia drammatica ed eticamente complessa.
In altre parole, le società che permettono l’eutanasia sono delle società più evolute delle altre perché garantiscono maggiori diritti, permettendo alle persone di essere libere fino alla fine. Inoltre non si capisce perché oggi un cittadino italiano che decide di ricorrere alla morte volontaria medicalmente assistita debba andare in esilio, lontano da casa, in Svizzera o in Belgio, aggiungendo ulteriore dolore a una condizione di sofferenza insopportabile. Per troppo tempo la politica ha rinviato la questione nella paura di perdere consenso o di affrontare un tema troppo divisivo, al punto che sono stati i magistrati a dover legiferare pur di evitare conseguenze penali a chi assiste i malati che decidono di togliersi la vita e per me questo rappresenta una sconfitta per tutti, una grave mancanza di responsabilità del governo e soprattutto del Parlamento che non hanno svolto la loro funzione primordiale.
Approviamo questa legge il prima possibile, non possiamo più aspettare.
Seguendo questo link trovate il testo unico partorito dalle Commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera: https://www.camera.it/leg18/995?sezione=documenti&tipoDoc=lavori_testo_pdl&idLegislatura=18&codice=leg.18.pdl.camera.2_A.18PDL0167820&back_to=https://www.camera.it/leg18/126?tab=2-e-leg=18-e-idDocumento=2-e-sede=-e-tipo=