Governo chiarisca subito ed assicuri ai nostri connazionali in Gran Bretagna i diritti previdenziali anche dopo la prevista "Brexit". Questo che segue il testo dell'interrogazione (numero 4-00689) presentata al ministro Moavero Milanesi assieme alla collega Angela Schirò:
"E' stata fissata al 29 marzo 2019 la data dell'uscita del Regno Unito dalla Unione europea con un periodo graduale di transizione che si concluderà entro il 31 dicembre 2020; secondo le stime ufficiali più recenti sono circa 700.000 i cittadini italiani che vivono e lavorano nel Regno Unito dove versano contributi previdenziali; sono decine di migliaia invece quelli rientrati (o rientreranno) in Italia dopo periodi di lavoro nel Regno Unito dove hanno maturato una anzianità contributiva;
le anzianità contributive di questi lavoratori maturate in parte in Italia e in parte nel Regno Unito potrebbero essere non sufficienti se prese in considerazione separatamente a far maturare un diritto a prestazione previdenziale, che invece potrebbe essere perfezionato tramite l'applicazione dei regolamenti comunitari di sicurezza sociale che consentono attualmente la totalizzazione dei contributi versati nei vari Paesi ai fini dell'acquisizione di un diritto previdenziale;
fino a quando il Regno Unito continuerà a far parte dell'Unione europea e fino a quando non sarà conclusa la procedura prevista dall'articolo 50 del Trattato sull'Unione europea per la sua uscita, troveranno applicazione nei suoi confronti i regolamenti comunitari di sicurezza sociale (CE) n. 883 del 29 aprile 2004 (e successive modifiche); tuttavia la «Brexit» potrebbe determinare l'inapplicabilità, sempre che non si raggiunga un accordo nella materia specifica, di tali regolamenti al Regno Unito con conseguenze imprevedibili e deleterie sui diritti socio-previdenziali dei lavoratori italiani coinvolti;
lo scopo dei regolamenti comunitari di sicurezza sociale è infatti quello di proteggere il cittadino europeo che lavora, risiede o soggiorna in un altro Stato membro in materia di prestazioni di malattia, prestazioni di maternità ed equivalenti prestazioni di paternità, infortuni sul lavoro, malattie professionali, prestazioni d'invalidità, pensioni di vecchiaia, prestazioni per i superstiti, indennità in caso di morte, prestazioni di disoccupazione, prestazioni familiari, prestazioni di prepensionamento;
in sintesi, l'inapplicabilità dei regolamenti di sicurezza sociale ai cittadini italiani i quali lavorano o hanno lavorato nel Regno Unito potrebbe quindi compromettere il principio della non discriminazione e della parità di trattamento che finora ha tutelato i nostri connazionali emigrati;
l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, i cui tempi diventano sempre più prossimi, impone perciò una seria, attenta e sollecita valutazione sulle conseguenze pratiche sulla libera circolazione e sui diritti socio-previdenziali di centinaia di migliaia di lavoratori italiani che si sono spostati o che si sposteranno tra l'Italia e il Regno Unito nei prossimi anni ma soprattutto rende indispensabile un'azione di Governo per tutelare al meglio tali diritti dei nostri connazionali –:
quali iniziative i Ministri interrogati abbiano già promosso o intendano attivare per comprendere e valutare con esattezza quali potranno essere le conseguenze della «Brexit» sui diritti socio-previdenziali dei nostri connazionali che vivono o hanno vissuto nel Regno Unito; quali iniziative abbiano già adottato o intendano adottare per salvaguardare i diritti acquisiti dai nostri connazionali in materia socio-previdenziale in base ai regolamenti comunitari di sicurezza sociale e per garantire che in futuro le previsioni di tali regolamenti possano essere mantenute anche dopo l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea; quali iniziative siano state intraprese per discutere con il Governo del Regno Unito possibili accordi, anche bilaterali, che garantiscano per il futuro una tutela adeguata dei diritti socio-previdenziali dei nostri connazionali".
Massimo Ungaro
Angela Schirò