Dopo due anni di shock il livello di occupazione e di disoccupazione tornano sui livelli pre-pandemia, il numero di occupati è in pareggio rispetto a febbraio 2020.
I dati dello scorso anno sono sicuramente positivi, più di 540 mila nuovi occupati, ma non devono trarci in inganno: alcuni dei problemi storici del mondo del lavoro italiano rimangono e anzi risultano aggravati e le disuguaglianze ampliate.
L’Italia è il Paese europeo con il più alto numero di giovani neet, ragazzi che né studiano né cercano lavoro, e per i quali manca una strategia, inoltre più di una persona su tre è inattiva un dato che si riverbera nel problema dell’occupazione femminile, per la prima volta sotto il 50%, con situazioni estremamente critiche nel centro-sud.
A questi temi spesso si aggiunge la qualità dei contratti di lavoro, soprattutto per i giovani: a termine, poco retribuiti e che alimentano una grande precarietà. Il lavoro fatto in questi mesi dal Governo Draghi è stato eccezionale nel rimettere al lavoro il Paese, ora è arrivato il momento di affrontare quei nodi per troppo tempo irrisolti.