Mattarella resta al Quirinale, il bipopulismo falliscre: due buone notizie per l'Italia

Sabato all’ottavo scrutinio ho votato per riconfermare Sergio Mattarella per un altro mandato come Presidente della Repubblica. Un uomo la cui storia personale è sempre stata a difesa dei valori sui quali si fonda la nostra democrazia, dal suo impegno contro la mafia da dirigente della DC alla protesta contro l’asservimento della politica al potere economico, come quando si dimise da Ministro per protestare contro la legge Mammí, una legge che avrebbe avvantaggiato indebitamente Berlusconi.

In questi anni ha dimostrato di essere una figura di garanzia, di tutela della traiettoria europeista e atlantista del nostro paese, come dimostrato nel 2018 sul caso Savona, e di saper rappresentare l’unità nazionale, come ha dimostrato durante la pandemia. In poche parole, forse il migliore Presidente che la Repubblica abbia mai avuto finora. Ma soprattutto, con Mattarella al Colle, il governo Draghi può continuare a lavorare per la ripresa, la campagna vaccinale, le riforme strutturali e l’attuazione del PNRR, un lavoro lodato dalla maggior parte degli osservatori italiani ed esteri.

Era la mia prima scelta? No. Il Presidente Mattarella aveva detto più volte di non essere disponibile in quanto questo avrebbe costituito un precedente potenzialmente problematico che rischia di diventare prassi, specie dopo la riconferma del mandato di Napolitano nel 2013. Una valutazione che mi convinceva: la rieleggibilità del capo dello stato, perquanto non esplicitamente vietata dalla Costituzione, potrebbe un giorno crearci non pochi problemi in presenza della persona sbagliata e in termini del necessario e salutare ricambio dei vertici dello stato. Un problema mitigato in questa occasione dal profilo del Presidente Mattarella, ma dovremmo cogliere la palla al balzo e modificare la Costituzione per introdurre un limite a uno o due mandati. La maggioranza secondo me avrebbe dovuto essere più coraggiosa se non solo per rispettare la volontà del Presidente Mattarella. Ma dopo giorni di stallo e di falliti colpi di forza di parte (vedi la sonora bocciatura della Casellati), la maggior parte dei leader di partito è stata incapace di trovare una soluzione, a cominciare dai leader dei gruppi maggiori Salvini e Conte, mentre dall’aula i parlamentari indicavano la via votando per il Mattarella bis. Dopo 7 votazioni, la frantumazione del centro-destra e la profonda faida interna al M5S esporre Draghi al voto del Parlamento sarebbe stato problematico se non pericoloso, non potevamo permetterci di rischiare in aula la bocciatura del Premier, la principale fonte di credibilità del nostro paese in questo momento.

Constatata l’impraticabilità di alcune ottime candidature a causa dei veti incrociati (Casini, Severino, Amato) e lo stop ad alcune candidature improbabili o assolutamente inadeguate grazie al provvidenziale intervento di Matteo Renzi (Frattini, per ragioni politiche, Belloni, per ragioni istituzionali) i leader hanno preso atto della loro impotenza e hanno optato per lo status quo, ascoltando l’indicazione del Parlamento di congelare Mattarella al Colle e Draghi a Chigi, le due massime figure politiche di cui dispone il nostro paese che sono lì grazie alla regia politica di Matteo Renzi nel 2015 e all’intervento di Italia Viva nel gennaio del 2021.

Matteo Renzi si è dimostrato ancora una volta il leader piú lucido mentre altri tiravano fuori nomi a caso dal cilindro. Grazie alla sua tempestività e al suo coraggio è stato possibile impedire l’elezione al Quirinale di chi oggi guida i servizi segreti nel nostro paese, il che avrebbe costituito un precedente pericoloso per la tenuta democratica delle nostre istituzioni, una ipotesi portata avanti dall’asse giallo-verde-nero che se confermata avrebbe inevitabilmente rovesciato il quadro politico e con esso il governo Draghi. Ha inoltre impedito, grazie al gioco di sponda con il Partito Democratico di Enrico Letta, l’elezione di Franco Frattini, già Ministro di Berlusconi molto vicino alla Russia (ricordiamo bene le sue vacanze alle Maldive mentre Putin bombardava la Georgia) proprio mentre Mosca minaccia di invadere l’Ucraina. Una candidatura portata avanti dal rinato asse giallo-verde Salvini & Conte, stoppato ancora una volta, come nel 2019, dall’intervento di Italia Viva assieme al PD.

Agli amici del PD dico: prima ci liberiamo di questi apprendisti stregoni, e meglio sarà per il nostro paese! Apprendisti stregoni che ora fanno a gara per intestarsi l’elezione di Mattarella, alcuni lasciandosi andare a pietose scene di giubilo in pubblico, gli stessi leader che in passato avevano osteggiato Mattarella! Come Di Maio, che nel 2018 ne aveva addirittura chiesto l’impeachment, o Salvini che nel 2015 twittava ‘Mattarella non è il mio presidente’. A dimostrazione che alla prova dei fatti i populisti si squagliano e come gli aquiloni vanno nella direzione del vento.

Matteo Salvini ne esce molto male essendo stato incapace nè di imporre un candidato di area nè di costruire un accordo di maggioranza pur avendo a disposizione un numero di grandi elettori maggiore di quello che permise a Matteo Renzi di portare all’elezione di Mattarella nel 2015. Il centrodestra tutto ne esce indebolito e ancora una volta, come alle Regionali in Emilia Romagna o alle comunali di Roma, dimostra di non essere all’altezza, indicando candidati improbabili, come stavolta nel caso della Casellati, perdendosi in faide infantili tanto da essere definito dalla stessa Meloni ‘polverizzato e da rifondare’. Sono gli stessi che con slogan roboanti vorrebbero governare il paese ma non sarebbero nemmeno capaci di gestire una riunione di condominio.