No a valutazioni sommarie per il settled status. Ripristinare subito servizio informativo.

La pandemia COVID tocca ampiamente anche la Gran Bretagna, nonostante il primo negazionismo di Boris Johnson, peraltro anch'egli colpito dal virus. I cittadini UE residenti nel Regno Unito hanno tempo fino al giugno 2021 per fare domanda, ovvero sei mesi oltre la fine del periodo di transizione che termina il 31 dicembre 2020, data che segna l’uscita definitiva della Gran Bretagna dalla UE. A causa dell’emergenza sanitaria si stanno però verificando due circostanze pericolose: la prima è data dal fatto che con le campagne informative e di orientamento congelate dal blocco per il COVID 19 rischiano di far restare fuori dalle richieste di settled-status i richiedenti più fragili e con meno familiarità con internet; la seconda è ancora più eloquente: anche il sistema online di valutazione delle richieste di “settled status” è stato rallentato dall'emergenza come ammesso oggi dal Governo di Sua Maestà. Il tempo medio per ottenere una risposta, che era di cinque giorni, ora è di diverse settimane.

Inoltre nel solo mese di febbraio l’Home Office ha respinto 300 richieste di residenza, citando la mancanza di documentazione corretta e completa. Si tratta di un’impennata senza precedenti: finora infatti solo sette persone erano state “bocciate”, solitamente per ragioni legate a precedenti penali. Inoltre secondo il gruppo the3Million, associazione che rappresenta i cittadini Ue in Gran Bretagna, si tratta di una strana coincidenza proprio perché si assiste ad un’impennata avvenuta solo il mese dopo Brexit. Per quanto esposto ho presentato un’interrogazione al Ministro Amendola e sul tema ho scritto una lettera anche all'Ambasciatore d’Italia Raffaele Trombetta. Gli italiani di Gran Bretagna non possono pagare doppiamente i tempi difficili dati dalla pandemia.