Immaginate di rimanere per dieci anni inchiodati al vostro letto, capaci solo di muovere il dito di una mano. Immaginate di essere privati della vostra autonomia, spogliati di ogni passatempo, derubati della vostra dignità. Immaginate di essere intrappolati in una vita che non può essere definita in questo modo. Questa è la storia di un 43enne delle Marche, tetraplegico da dieci anni a causa di un incidente sul lavoro.
Mentre in Parlamento abbiamo cominciato a discutere un testo base per portare avanti una norma di civiltà, l’uomo procedeva per vie giudiziarie per affermare un principio che dovrebbe essere sacrosanto: ognuno dev’essere padrone del proprio corpo, del proprio destino. Ognuno dovrebbe avere diritto ad un’esistenza che possa essere definita in questi termini.
È il momento che sia data voce a tutte le persone che versano nelle medesime condizioni ma che non hanno la forza, gli strumenti o l’opportunità di combattere. Una rivoluzione di civiltà che deve continuare in Parlamento.