Prigionieri della pandemia. Consolato di Londra in tilt.

A causa della Brexit, dal 1° luglio il passaporto sarà l’unico documento dei cittadini dell’Unione Europea riconosciuto dalle autorità britanniche per poter continuare a vivere e lavorare nel Regno Unito. Il problema è particolarmente sentito tra i nostri cittadini che non riescono a comunicare con il Consolato Generale di Londra a causa di file interminabili e impossibilità di prenotare un appuntamento. C’è addirittura chi sostiene che convenga tornare in Italia per rifare il passaporto piuttosto che contattare il Consolato.

Già la settimana scorsa, in Commissione Affari Esteri ho chiesto al Sottosegretario Della Vedova di trovare delle soluzioni per porre fine all’ingolfamento dei nostri uffici consolari europei, citando proprio l’esempio di Londra. Ho suggerito l’assunzione del personale necessario allo svolgimento delle pratiche che altresì rimarrebbero inevase. Il Ministero degli Esteri deve agire rapidamente o i nostri concittadini rischieranno di trovarsi con l’unico documento riconosciuto dalle autorità privo di validità legale, correndo inutili rischi solo a causa della burocrazia. Dall'altra parte, il mio plauso va a tutto il personale del Consolato che sta lavorando duramente e in modo eccezionale nonostante la mole elevatissima di richieste.