3%. Ecco la quota di giovani impiegati nella Pubblica Amministrazione nel nostro paese.
I dati sono chiari e la situazione è inequivocabile: in Italia non si investe abbastanza nei giovani motivati e di talento. Io credo sia fondamentale garantire che una quota molto più alta di neolaureati possa entrare nella Pubblica Amministrazione e fare in modo che i concorsi pubblici non discriminino chi non ha ancora esperienza a causa della sua giovane età.
Questa è una questione di giustizia ma soprattutto di efficienza. Integrare i giovani nel tessuto amministrativo non è solo la cosa più giusta, ma comporterebbe un miglioramento e una maggiore dinamicità all’interno della PA italiana, attraverso competenze nuove e aggiornate. Per questi motivi all’interno della legge sui concorsi pubblici deve essere presente un cambio di ottica che metta le nuove generazioni al centro della Pubblica amministrazione del futuro.
Stabilizzare chi da anni aspetta un contratto a tempo indeterminato è un principio sacrosanto, ma dobbiamo fare attenzione: se non inseriremo il prima possibile anche i giovani, non faremo altro che creare un’altra generazione di precari, mandando avanti questo circolo vizioso di incertezza che da troppo tempo mette in difficoltà chi vuole lavorare all’interno della Pubblica Amministrazione.