UE e BCE sulla buona strada ma serve uno sforzo maggiore.

La crisi sanitaria ed economica del Coronavirus avrà un impatto devastante sull'economia italiana ed europea. L’Italia e l’Unione Europea possono farvi fronte solo tramite il pieno assorbimento fiscale delle contro misure, il che presuppone come imperativo categorico il contenimento dei costi di finanziamento dei singoli stati membri alle prese con un grave shock esogeno.

È perciò indispensabile un forte coordinamento tra le autorità fiscali e la banca centrale per avviare misure immediate per ridare fiducia agli agenti economici e stabilizzare il mercato. In questi primi giorni a livello europeo si sono intraprese delle iniziative opportune, come la sospensione del Patto di stabilità per tutti i costi connessi alla crisi, la nuova disciplina per favorire il supporto pubblico alle aziende in difficoltà rivedendo la normativa in tema di aiuti di stato, mentre la Banca Centrale Europe ha potenziato gli strumenti di liquidità per le banche (LTRO) e le risorse disponibili per l’acquisto di titoli sul mercato secondario (QE) per 120 miliardi aggiuntivi da qui a dicembre a fronte dei 20 miliardi mensili attuali. Ma sono necessarie altre misure per far fronte all'enorme contrazione di PIL dei prossimi mesi. 

Il pacchetto della BCE è semplicemente troppo piccolo per gli obiettivi preposti specie se confrontato ad altre banche centrali, come la FED, la banca centrale statunitense, che ha avviato un QE per 700 miliardi di dollari e immesso ingenti liquidità nel mercato dei repo.

Occorre quindi comunicare chiaramente che sosterrà lo sforzo dei paesi membri e deve offrire garanzie più ampie, allargando il programma QE, rimuovendo il limite massimo vigente del 33% su ogni obbligazione dei singoli paesi membri - un limite già riconosciuto come ostacolo da membri del consiglio direttivo della BCE - ampliare l’acquisto di obbligazioni corporate anche quando emesse da PMI. Si deve permettere l’accesso al MES senza condizionalità e costruire risorse comuni per finanziare una risposta comune: l’Eurozona deve valutare l’emissione di Eurobonds garantiti congiuntamente dagli stati membri perché la crisi coinvolgerà tutti e non si deve procedere in ordine sparso. Solo così sarà possibile raccogliere le risorse necessarie per far fronte alla crisi ed evitare nefaste dinamiche macroeconomiche pro-cicliche