Come se il problema del Regno Unito fosse l'assenza di posti di lavoro o la necessità di spillare la birra parlando con l’accento cockney. Stupiscono le dichiarazioni del Premier Johnson sulla prospettata “linea dura” – alla australiana - della Gran Bretagna verso chi desidera immigrare in quel paese. Stando ai piani governativi, il visto di lavoro destinato ad essere introdotto a regime dopo la Brexit potrà essere concesso solo ai richiedenti - europei e non - che abbiano un minimo di 70 punti. E i punti verranno attribuiti soltanto a chi avrà già in mano offerte di lavoro da 25.000 sterline l'anno in su, titoli di studio specifici, qualificazione per settori con carenza occupazionale nel Regno Unito e conoscenza dell'inglese. Una posizione che dimentica secoli di storia della Gran Bretagna e i miliardi di sterline che oggi gli immigrati versano al Fisco di Sua Maestà.
Una chiusura che, anche dalle reazioni in ambito comunitario, comporterà meccanismi "analoghi" nei confronti dei cittadini britannici in nome della reciprocità. Solo con un processo migratorio circolare si produce prosperità e integrazione altrimenti le opportunità si cercheranno altrove.