Viviamo in un’epoca in cui sono sempre più frequenti i trasferimenti per motivi di studio e di lavoro, non solo all’estero, ma anche da una città italiana ad un’altra. Decine di migliaia sono oggi gli studenti e i lavoratori fuorisede che, soprattutto in questi tempi di incertezza, si trovano a spostare la loro quotidianità e la loro attività professionale e/o di studio lontano da casa, in una città diversa da quella in cui si è nati e cresciuti pur non avendo l'esigenza per i più vari e legittimi motivi di un cambio di residenza. I fuorisede sono cittadini italiani come tutti gli altri, hanno gli stessi doveri e diritti e devono poterli esercitare allo stesso modo, senza disparità e senza discriminazioni.
Questo però non accade con l’esercizio del più importante dei diritti fondamenti: il diritto di voto. Solo per il fatto che di non avere la residenza nella città in cui si studia, lavora o ci si stabilisce per un determinato periodo, per motivi di cura ad esempio. Perché poi essere costretti a subire costi per spostarsi e tornare a casa per esprimere il voto? Per questo oggi con #VotoDoveVivo ho presentato alla Camera una proposta di legge per permettere anche ai fuorisede in Italia - avviene già così in Europa - di votare nelle città in cui si vive. Con me i colleghi Marianna Madia (prima firmataria), Giuditta Pini, Andrea Giorgis e Flavia Piccoli Nardelli, un'iniziativa promossa e voluta fortemente dai GD del secondo Municipio di Roma, in particolare grazie al segretario Tom Osborn, Daniele Intrieri e Federisco Stolfi, da numerose Associazioni studentesche e condivisa anche da VOLT.